Visita al Kakum National Park

Ci alziamo presto e mentre facciamo colazione guardiamo gli uccellini tessitori: ce n’è uno stormo proprio sull’albero vicino a noi.
Uccellino tessitore

Vediamo anche un coccodrillo piccolino sotto una passerella. Andiamo al Parco Kakum in taxi: ci mettiamo d’accordo per 25 GHc e il tassista – che non ride mai – insiste per sapere a che ora finiremo. Proviamo a dirgli che lo richiamiamo noi, ma insiste per farsi dire un’ora, e gliela diciamo.

Kakum National Park

Il parco è caro ed è una delusione, il percorso sulle passerelle è carino, ma non si vedono animali di nessun tipo, escluse poche farfalle e qualche formica (!). Da solo, non vale il prezzo del biglietto, anche se per fortuna abbiamo ottenuto lo sconto studenti. Le passerelle sono sospese abbastanza in alto, e oscillano e si inclinano quando ci si cammina. Fanno un po’ paura per il muschio e le alghe che crescono su alcune corde, dando l’impressione che siano marce e che possano rompersi da un momento all’altro. La guida però ci rassicura che la manutenzione viene fatta regolarmente!

Kakum National Park - Il ponte sospeso

Facciamo anche un giro nel bosco con la guida, che ci fa vedere degli alberi e ci parla delle loro caratteristiche. Le liane si possono lavorare con un martello e poi possono essere usate come spugne, un altro tipo di liana veniva usato per decidere se un uomo poteva prendere una donna in sposa: il padre gliela concedeva solo se lui era in grado di spezzare la liana con le braccia. Il giro comunque è una noia tremenda: non vediamo neanche un ragno, la possibilità di vedere un animale non è neanche contemplata, nonostante sostengano che in questo parco ci siano diversi mammiferi: elefanti, scimmie…

Kakum National Park - il ponte sospeso

Alla fine la guida ci dice che c’è un albero molto grande, il più grande della foresta, ma noi non lo vediamo, perchè avremmo dovuto fare un altro giro. Dircelo prima no? Prima di uscire vediamo l’albero del profumo, il cui odore intenso e tutto sommato gradevole, scaccia le zanzare.
Usciamo delusi, e per di più non troviamo il tassista. Lo chiamiamo, aspettiamo, e finalmente un altro ci dice di andare con lui, che lo raggiungeremo a metà strada. Così facciamo, e proviamo a discutere sul prezzo, ma finiamo solo col litigare per niente.
Torniamo al Cottage, facciamo un tuffo in piscina (pare che la maggior parte dei ghanesi non sappia nuotare, infatti ci sono un sacco di salvagenti), pranziamo e facciamo una passeggiata in riva al lago, per guardare i coccodrilli, gli uccelli, e i pesci: vediamo molti più animali qui che al Kakum!!

Coccodrillo!

Il ritorno a Takoradi è difficile: è domenica e ci sono pochissimi mezzi. Arriviamo fino a Cape Coast, ma da lì trovare un tro-tro sembra impossibile, alla stazione c’è una fila lunghissima. Per un posto, restiamo fuori dall’ultimo tro-tro, e allora andiamo a cercarne uno lungo la strada. Chiediamo aiuto a due ragazzi davanti a noi, ci danno qualche spiegazione telegrafica. Quando arriva il primo mezzo, però, si avventano per assicurarsi due posti, e ci fanno salire: solo all’ultimo ci accorgiamo che loro sono rimasti a terra per cedere il posto a noi! Li ringraziamo un po’ commossi!! L’ospitalità di questa gente ci sembra basata più sui fatti che sulla forma, e quando arriviamo a casa Vanotoo ne abbiamo un’ulteriore conferma.
Andiamo a nanna stravolti.

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